DOMENICA II DI MATTEO – 18 GIUGNO 2017

Benedetto il nostro Dio, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amin.

Sigillato il sepolcro dai giudei e custodendo i soldati il tuo corpo santo, sei risorto il terzo giorno, o Salvatore, e hai dato la vita al mondo. Questo testo che abbiamo cantato nel tropario domenicale è quello che celebriamo oggi, domenica, ed ogni domenica; celebriamo cioè la risurrezione di nostro Signore il terzo giorno dai morti. Lui, provvidente e amante degli uomini, proprio a causa del suo amore consegnò se stesso alla morte per liberarcene e darci la vita.

Due brani della Sacra Scrittura ci sono stati proclamati nella liturgia di questa domenica: quello della lettera di san Paolo ai Romani, e il brano del vangelo di Matteo. Nella lettura del testo paolino abbiamo sentito come l’Apostolo augura i doni spirituali della gloria, l’amore e la pace a tutti gli uomini, giudei o greci, senza nessun tipo di accezione di persone perché in Dio, come dice lo stesso Paolo, non c’è parzialità. Dopo l’incarnazione, la passione, la morte e la risurrezione del Signore l’unico criterio nel giudizio è il Vangelo.

La narrazione del Vangelo, poi, nel capitolo 4 di San Matteo, ci ha presentato in due scene parallele e consecutive la vocazione di Pietro e di Andrea, e poi di Giacomo e Giovanni. Costui è uno dei passi più belli di Matteo; nella semplicità della narrazione, l’evangelista dipinge di forma molto fine la chiamata fatta dal Signore e la risposta data dai pescatori galilei. Tanti sono i passi evangelici narrati accanto al mare di Galilea e in modo speciale con scene di Gesù sulla barca, nel mare. Nel vangelo odierno, Gesù passa accanto al mare, vede i pescatori, li chiama; essi, lasciate le loro cose -reti, barche, il padre- seguono Gesù. La narrazione, poi, si conclude ancora con l’indicazione che Gesù insegna nelle sinagoghe, predica la Buona Novella, guarisce gli infermi. Due momenti importanti, quindi, nel brano odierno: da una parte Gesù che vede i pescatori e li chiama; dall’altra essi, i pescatori che immediatamente -forma ripetuta dall’evangelista per le due copie di fratelli- immediatamente lasciano quello che hanno tra le mani e lo seguono.

Vorrei soffermarmi in un punto soltanto; non tanto nel fatto della chiamata di Gesù ma sull’obiettivo ed il contenuto della chiamata. A che cosa chiama Gesù i discepoli? A diventare che cosa? Il Vangelo dice che i quattro, Pietro ed Andrea, Giacomo e Giovanni erano pescatori; e Gesù li chiama proprio per farli pescatori di uomini. Si direbbe che Gesù cambia semplicemente l’oggetto di quello che essi già sono: da semplici pescatori ne fa pescatori di uomini. Il mestiere di pescatore è sicuramente molto bello, ma si può dire che è uno di quelli il cui successo è più a rischio; una pesca abbondante dipende da tante cose: le condizioni del mare, il gettare le reti sul posto giusto, i movimenti dei branchi dei pesci… In gran parte si direbbe che non dipende dal pescatore; costui getta le reti e poi dopo alcune ore le leva. Lui, però, sa di solito, dalla sua esperienza, quando, dove e come gettare le reti per portare i pesci sulla barca.

I quattro pescatori di Galilea, chiamati a diventare pescatori di uomini, quando lasciarono le reti, le barche e il loro padre, non capirono cosa significherebbe per loro diventare pescatori di uomini; essi seguirono Gesù. Sarà accanto a lui che capiranno che diventare pescatori di uomini vuol dire servire e non essere serviti; capiranno che vuol dire perdonare settanta volte sette; capiranno che vuol dire essere misericordiosi, compassionevoli, fattori di pace… capiranno pure che si può scandalizzare di lui…, che lo si può tradire. Sarà lungo la loro vita di discepoli accanto al Signore che lentamente capiranno il quando, il dove ed il come gettare le loro reti per portare i nuovi pesci sulla barca, cioè per portarli a Cristo. Guardate che nella grande maggioranza di volte che nei Vangeli si parla di scene di pesca o attorno al mare di Galilea, quasi sempre Gesù è sulla barca: è sulla barca quando si scatena la tempesta… è sulla barca quando insegna gli uomini che sono sulla riva… parte su una barca per andare ad un luogo deserto per pregare… Dopo la sua risurrezione dai morti, poi, Gesù non già dalla barca ma dalla riva del mare continua a guidare nella loro pesca coloro che sono sulla barca, proprio i discepoli chiamati nel vangelo di oggi a diventare pescatori di uomini. Lungo la loro vita quindi accanto al Signore i discepoli lentamente hanno capito il quando, il dove ed il come gettare le loro reti; ma hanno capito anche che a guidarli in questo quando, in questo dove ed in questo come c’è sempre un Altro che è sempre nella riva del lago e a cui portano il frutto della loro pesca.

Il Signore passa, ci guarda e ci chiama a diventare suoi discepoli; questa sua chiamata per noi suppone un lasciare tante cose -le nostre reti, le nostre barche… e un andare con lui, accanto a lui per imparare sì sicuramente un quando, un dove ed un come gettare le nostre reti, ma soprattutto per imparare che pescatori di uomini, per i quattro pescatori galilei e per ognuno di noi vorrà dire un portare a Lui, il Signore della barca ed il Signore del mare, il frutto del nostro lavoro.

A Lui la gloria assieme al Padre ed allo Spirito Santo nei secoli. Amin.

+ Manuel

Esarca Apostolico

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