DOMENICA DI PENTECOSTE – 4 Giugno 2017

Benedetto il nostro Dio, che ci fa il dono del suo Santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.

Benedetto sei tu, Cristo Dio nostro: tu hai reso sapientissimi i pescatori, inviando loro lo Spirito santo, e per mezzo loro hai preso nella rete l’uni­ver­so. Amico degli uomini, gloria a te.

Carissimi, questo tropario, che abbiamo cantato dalla fine del vespro e che canteremo fino alla conclusione della festa della Pentecoste, raccoglie tutto il mistero che oggi celebriamo, cioè il Dono, il grande Dono di Colui che la liturgia bizantina invoca come Re Celeste, Consolatore, Spirito di Verità… Tesoro di beni, Datore di vita… Un aspetto, che per due volte abbiamo sentito, vorrei sottolineare: Hai iniziato i tuoi discepoli a lingue di genti straniere, perché con esse annunciassero te, Dio Verbo immortale…, ed ancora nel tropario sopra: …hai reso sapientissimi i pestatori…; e ancora in un altro tropario: ha insegnato la sapienza agli illetterati, ha reso teologi i pescatori. Con questa immagine la liturgia mette in evidenza questo grande dono del Santo Spirito: ha reso teologi i pescatori, li ha resi capaci di parlare di Lui. Questo diventare teologi elargito ai pescatori, ai discepoli, ad ognuno di noi per il battesimo, avviene in tre modi: lo Spirito Santo ci fa capaci di parlare di Lui, con Lui, in Lui.

Cosa vuol dire che ci fa capaci di parlare di Lui? Il dono dello Spirito Santo, ricevuto nei sacramenti dell’iniziazione cristiana nella sua pienezza, ci fa capaci di parlare di Dio, di annunziare agli uomini la sua salvezza avvenuta in Cristo suo Figlio e nostro Signore; lo Spirito Santo ci dà la sua fortezza in questo annunzio, ci dà la sua saggezza nel dirlo, nel proclamarlo agli uomini in tutta la sua bellezza e la sua verità, ci dà la sua prontezza nella nostra dedizione a Lui. E’ in questo senso che tutti noi, da pescatori dovremo diventare teologi, la nostra parola dovrà essere -e soltanto- Lui, il Signore ed il suo vangelo.

Cosa vuol dire che ci fa capaci di parlare con Lui? Il dono dello Spirito Santo ci fa aperti all’incontro col Signore nella preghiera, ci fa dono -suscita in noi- l’anelito della preghiera. Questo è un aspetto fondante nella nostra vita come cristiani; saremo annunziatori del Vangelo se -e soltanto- la nostra vita ha un incontro assiduo, umile e personale con Lui nella preghiera. Preghiera che, ce lo indica anche san Paolo nella lettera ai Romani, è un dono dello Spirito: infatti noi non sappiamo che cosa dobbiamo chiedere convenientemente, ma è lo Spirito stesso che prega per noi con gemiti inespressi..; e prosegue ancora Paolo: avete ricevuto lo Spirito di adozione a figli, in unione con il quale gridiamo: Abbà, Padre!

Cosa vuol dire, infine, che ci fa capaci di parlare in Lui? Non intendo altro se non indicare che bisogna che Lui parli, si manifesti in noi, per mezzo di noi. Il nostro parlare, il nostro agire come cristiani -il profondo del nostro cuore- deve essere permeato, pieno di Lui, del Signore. Evangelizzare il nostro dire, il nostro agire, in fondo evangelizzare il nostro cuore, è cosa ardua e tante volte difficile e diventa, per ognuno di noi un dono; un dono, pero, che non ci evita di chiederlo, di accoglierlo e di manifestarlo. Tante volte sarà questo un cammino difficile; forse saremmo capaci di parlare bene di Lui, anche sul Vangelo e col Vangelo; forse saremmo anche fedeli e ferventi in un cammino di preghiera, ma non sempre sarà facile agire in Lui, essere uomini del Vangelo e quindi della verità, del perdono, della riconciliazione, dell’amore.

Carissimi nell’anafora, al momento dell’epiclesi, il sacerdote invoca, prega, supplica Dio che mandi il suo Santo Spirito su di noi e sui Doni presentati; con quale scopo? Affinché essi, i Doni, diventino Corpo e Sangue di Cristo. Affinché per noi diventino purificazione dell’anima, perdono dei peccati, comunione dello Spirito Santo; in altre parole, affinché noi diventiamo anche corpo e sangue di Cristo. Chiediamo oggi in modo speciale che il dono del Santo Spirito crei in noi un cuore nuovo, un cuore veramente cristiano. Non ci stanchiamo mai di ricominciare nel nostro cammino come cristiani. Lasciamoci ricreare ogni giorno dallo Spirito Santo.

Alla fine della Divina Liturgia faremo le tre grandi preghiere della gonyklisia, in ginocchio, non tanto a modo penitenziale bensì come atteggiamento umile per l’accoglienza -e per essere accolti- dallo Spirito Santo, Signore e Datore di vita.

Benedetto sei tu, Cristo Dio nostro: tu hai reso sapientissimi i pescatori, inviando loro lo Spirito santo, e per mezzo loro hai preso nella rete l’uni­ver­so. Amico degli uomini, gloria a te.

Che il Signore ce ne faccia dono pure a tutti noi, Lui che regna col Padre e lo Spirito Santo e vivificante nei secoli dei secoli. Amin.

+ P. Manuel

Esarca Apostolico

©2017 Ελληνική Καθολική Εξαρχία elcathex.gr

Web Design by mare - Hosted by ATgroup