Festa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo – Giannitsà 29 Giugno 2017

Carissimi, radunati nella fede oggi, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, per celebrare la festa degli apostoli Pietro e Paolo. Sono i discepoli fedeli del Signore che lo predicarono e lo annunciarono morto e risorto. Lo annunciarono da Gerusalemme a Antiochia, in Grecia fino a Roma, dove resero testimonianza versando per il Signore il loro sangue.

Le due letture che abbiamo ascoltato ci hanno dato, la prima presa dalla 2 Co, la testimonianza di Paolo nelle persecuzioni, nelle infermità, nelle prove. La fiducia dell’apostolo nella parola del Signore: ti basta la mia grazia; la mia potenza si esprime nella debolezza. Mi vanterò della mia debolezza perché si estenda in me pianti in me la sua tenda la potenza di Cristo. Malgrado tutte le sue debolezze, piccolezze, la preghiera, il desiderio di Paolo è quello di far abitare in lui -di avere piantata nel suo cuore come una tenda- la potenza, la forza, la vita di Cristo risorto. Il vangelo poi ci ha presentato la confessione di Pietro, la professione della sua fede: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. In ambedue le letture viene messo in risalto come è sempre il Signore che chiama Petro e Paolo, che chiede una risposta, una professione di fede, ma è sempre Lui che a Pietro e a Paolo, ad ognuno di noi, ci dà la forza per portarla a termine. Pietro a Gerusalemme e a Roma, Paolo pure a Gerusalemme, a Damasco, in Grecia e a Roma, ognuno di noi anche oggi a Giannitsà, siamo discepoli suoi per il battesimo, chiamati a dargli una risposta, chiamati ad annunciarlo e a viverlo nella nostra propria vita cristiana.

Perché nelle liturgie delle Chiese cristiane celebriamo gli apostoli? Per ché facciamo memoria di coloro che fondarono la Chiesa di Roma e le altre Chiese cristiane? Soltanto per un pio ricordo di coloro che con la loro predicazione ci portarono la fede e alla fede? Certo, ma non soltanto, anzi molto di più.

Celebriamo gli apostoli, oggi Pietro e Paolo, perché loro furono i testimoni di Cristo risorto e lo portarono nella loro predicazione a tutte le genti o, piuttosto, ci portarono a Lui, furono i nostri veri mistagoghi; e lo sono tuttora. Il loro insegnamento, la testimonianza della loro vita è per tutti noi un richiamo quotidiano alla fedeltà da loro ricevuta.

Celebriamo gli apostoli ancora, perché essi per Cristo versarono il loro sangue, testimonianza del loro pentimento e della loro conversione a Cristo. Il pescatore di Betsaida, Pietro, lascerà tutto per Cristo, lo confesserà nella fede –come l’abbiamo sentito nel brano del vangelo di oggi-, lo rinnegherà nella sua debolezza, ma da Lui, da Cristo stesso, riceverà la forza per confessarlo nell’amore per ben tre volte, come pendant alle tre negazioni; verserà il suo sangue a Roma. Saulo di Tarso lo perseguiterà nel suo Corpo, di Cristo, che è la Chiesa; zelante e crudele nella persecuzione diventerà, per grazia di Cristo stesso, ardente nella predicazione; pure lui verserà il suo sangue a Roma.

Celebriamo gli apostoli Pietro e Paolo perché essi ci portarono e continuano a portarci o riportarci a Cristo Signore; ricordando loro, essi stessi ci ricordano che il centro, lo scopo unico della nostra vita è Cristo Signore: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente… abbiamo sentito nel vangelo dalle labbra di Pietro. Questa è la sua e la nostra professione di fede. Come loro, pure tutti noi, capaci di grande generosità e capaci pure di rinnegare Cristo, deboli, infermi, siamo oggi chiamati a confessarlo, a portarlo a tutti gli uomini con la testimonianza della nostra vita come cristiani. In una bellissima omelia predicata nella seconda metà del IV secolo ad Antiochia, Giovanni Crisostomo si indirizzava a i suoi fedeli, consapevoli lui e loro della apostolicità petrina della città di Antiochia: Se non abbiamo il corpo di Pietro, conserviamo con Pietro la sua fede: ritenendo la fede di Pietro, abbiamo lo stesso Pietro.

 

+ p. Manuel

Esarca Apostolico

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